C'è molta attesa sul fronte delle relazioni tra la nuova amministrazione americana e l’Unione Europea perché il 2025 potrebbe segnare una svolta epocale nel contesto delle regole per il mercato digitale.
Un indizio preciso è arrivato dalle recenti posizioni assunte da Mark Zuckerberg di Meta. “Lavoreremo col presidente Trump per respingere i governi di tutto il mondo che se la prendono con le società americane e premono per una censura maggiore” ha detto in un video con il quale ha annunciato lo stop al fact-checking, accusando tra l’altro l’Europa di avere “un sempre crescente numero di leggi che istituzionalizzano la censura e rendono più difficile realizzare qualsiasi innovazione lì”.
L’attacco all’Europa è arrivato più volte anche da Elon Musk, e più di recente dai rappresentanti delle piattaforme di AI generativa, ma in generale le big tech sono da sempre insofferenti alle leggi europee, che più volte le hanno viste soccombere sotto pesanti sanzioni o con significativi impegni sul fronte concorrenziale e oggi sperano che Trump possa sostenerne le posizioni, in particolare su tre fronti: DSA, DMA e non ultimo l’AI Act.
Le norme Ue che innervosiscono le piattaforme Usa
L’Unione europea, in tutti questi anni ha definito una serie di normative che vanno dalla protezione dei dati personali alla regolazione dei mercati e dei servizi digitali, copyright e in materia di intelligenza artificiale. Leggi che hanno avuto non solo lo scopo difendere i diritti dei cittadini e i principi dell’Unione, ma anche dare più controllo agli utenti nei confronti delle piattaforme.
Il DSA
Il DSA disciplina intermediari e piattaforme online come mercati online, social network, piattaforme per la condivisione di contenuti, app store e piattaforme online per viaggi e alloggi. L’obiettivo principale dell’Unione è quello di prevenire le attività illegali e dannose online e la diffusione di notizie false. Garantisce la sicurezza degli utenti, protegge i diritti fondamentali e crea un contesto equo e aperto per le piattaforme.
Il DMA
Il DMA ha stabilito una serie di criteri oggettivi e molto precisi per definire le piattaforme online di grandi dimensioni che esercitano una funzione di controllo dell’accesso, vale a dire di “gatekeeper”. Le norme hanno definito gli obblighi e i divieti che queste piattaforme devono rispettare nelle loro attività quotidiane.
L’AI Act
Con l’AI Act è stato definito il primo regolamento globale sull’IA al mondo, la legge europea sull’intelligenza artificiale. La nuova legge che garantisce che l’IA sviluppata e utilizzata nell’UE sia affidabile e istituisce un mercato interno armonizzato per l’IA nell’UE. Per affrontare questioni essenziali quali la trasparenza, le norme relative al diritto d’autore e la gestione dei rischi, la Commissione ha avviato una consultazione su un codice di buone pratiche per i fornitori di modelli di IA per finalità generali (GPAI).
Le grandi piattaforme sono sempre state allergiche alle regole europee, sostenendo anche un posizionamento finalizzato ad una narrativa che tali regole costituissero un freno all’innovazione e che le stesse imprese europee fossero limitate nella competizione globale dell’iper-regolamentazione comunitaria.
Presto il tema si è ampliato alla disinformazione online dove l’alleanza tra piattaforme e partiti sovranisti anti-EU si è fusa in una sorta di santa alleanza per delegittimare la regolamentazione comunitaria.
Lo scontro Ue-Usa e il sostegno di Trump all’oligarchia tech
Lo scontro Usa-Eu sulle regole è molto probabile che esploda con la nuova amministrazione e che l’Europa si troverà presto in una trincea, dove, oltre alle pressioni delle piattaforme, la cui oligarchia tech ormai combacia con il nuovo presidente USA, alcuni Stati membri e parte del Parlamento EU costituito da partiti radicali, potrebbe costituire la quinta colonna nel tentativo, ormai evidente, di smantellare anni di progressi legislativi.
Non va dimenticato che queste imprese hanno un PIL spesso più grande di una buona parte degli Stati membri dell’Unione e in alcuni casi controllano settori strategici come difesa, aerospazio, reti di connessione.
Perché l’Europa non deve cedere al ricatto delle piattaforme
È chiaro pertanto che l’Europa debba difendere l’impianto legislativo costruito con il pacchetto digitale, soprattutto per difendere cittadini e aziende del continente che sarebbero definitivamente travolte dalla liberalizzazione delle regole che piace a Zuckerberg, Musk o Thiel, oggi tutti schierati sotto l’ala protettrice di Trump.
Tutte le previsioni dei regolamenti comunitari, inclusi quelli dell’AI Act sono fondamentali nel bilanciare gli interessi e contrastare gli abusi algoritmici. Su questo fronte l’Europa costituisce un modello a livello globale ed è assolutamente necessario respingere l’assalto e, al contrario, applicare le norme con rigore ed efficacia, questo per stabilire un primato dei valori sui quali è stata costruita l’Unione, soprattutto con riferimento alla tutela dei diritti fondamentali, alla democrazia e allo stato di diritto.