Il valore del copyright musicale a livello globale sfonda i 45 miliardi di dollari

27 novembre 2024

Secondo gli ultimi dati del 2023 il valore complessivo dei ricavi da diritti d’autore e connessi a livello globale ha raggiunto i 45,5 miliardi di dollari con una crescita dell’11% anno su anno (e del 26% post pandemia). I dati sono stati diffusi dall’economista musicale Will Page, che da tempo elabora questa importante ricerca sul settore.

Osservando il dettaglio del valore 2023 notiamo che esso è composto da 28,5 miliardi di dollari di ricavi per musica registrata, 12,9 miliardi di dollari di diritti raccolti da organizzazioni di gestione collettiva (CMO) e 4,2 miliardi di dollari di entrate dirette degli editori. Le etichette discografiche sono cresciute al tasso annuo più rapido (12%), seguite da vicino dai CMO (11%) e infine dal reddito diretto degli editori (4%). Le società di gestione collettiva hanno visto una ripresa dalla pandemia del 2021 di quasi il 40%, ma il rallentamento di quest’anno all’11% suggerisce che le collecting stanno tornando a un tasso di crescita costante.

Su una torta che è crescita la ripartizione è rimasta più o meno la stessa del 2022 con un 63% del totale dei ricavi di 45,5 miliardi che vanno a case discografiche ed artisti ed un 37 % a editori, autori e le società di gestione collettiva come, per esempio, Siae.

Entrando nei dettagli, la crescita del fatturato delle etichette discografiche del 12% è stata trainata principalmente dallo streaming (+10,4%), ma il fisico in realtà ha superato la crescita dello streaming in termini percentuali (13,4%) con il vinile in particolare in aumento del 15,4%. Alcuni mercati, come quello italiano, con oltre il 18% nel 2023, sono cresciuti sopra la media globale.

Passando alle società di gestione collettiva (CMO) e agli editori, ci sono tre cambiamenti strutturali che hanno raggiunto un punto critico. Il valore delle performance dal vivo per i CMO supera ora quello delle licenze generali per le esibizioni pubbliche. Le canzoni cantate sul palco ora generano più royalties di quelle che vengono suonate in pubblici esercizi e hotel. Il valore per i CMO delle loro raccolte digitali supera quello delle trasmissioni radiotelevisive – i tradizionali capifamiglia – e il divario si sta ampliando. Per fare un esempio, dieci anni fa il digitale rappresentava circa il 5% delle raccolte, mentre la trasmissione radio e TV ne costituiva la metà.

Gli editori stanno raccogliendo di più dal mercato digitale attraverso tutte le forme di licenza diretta di quanto ricevono dai CMO: molto di più. In effetti, la maggior parte del reddito digitale degli editori va oltre quanto gestito dalle collecting.

Di recente, alla Milano Music Week, ICMP, la federazione internazionale degli editori, ha evidenziato per l’Italia un totale di ricavi di 275,2 milioni di euro, dei quali il 69% non diretto, ovvero tramite le collecting, e il 31% diretto.

L’analisi di Will Page si sofferma poi sul confronto con l’industria cinematografica. “Il mercato del cinema è in ripresa da quando la pandemia di COVID ha costretto la maggior parte delle sale cinematografiche a chiudere i battenti per un periodo prolungato senza precedenti. La ripresa non è stata così rapida come il settore avrebbe voluto. La spesa totale al botteghino nel 2023, pari a 33,2 miliardi di dollari, sebbene in aumento del 29% rispetto al 2022, è ancora di 8,7 miliardi di dollari al di sotto del picco di 41,9 miliardi di dollari del 2019". Nel 2019 il box office era del 33% più grande dei ricavi di copyright musicale e ora il secondo è più grande del 38% rispetto al box office cinematografico.

Page fornisce poi alcuni elementi sul futuro, confermando quanto il repertorio locale rappresenti sempre di più l’opportunità di crescita soprattutto nei paesi emergenti e un fattore rilevante di esportazione.