L'intelligenza artificiale generativa nell’industria musicale: un’opportunità, ma con regole certe

29 luglio 2024

Gli investimenti di start-up di AI generativa nel settore musicale si fanno sempre più rilevanti e ogni giorno si susseguono annunci di nuovi strumenti per la creazione di contenuti discografici e video musicali che dovrebbero rendere sempre più semplice per chiunque generare una hit musicale.

Molte di queste innovazioni in realtà sono realizzare tramite lo “scraping” di contenuti protetti da copyright o addirittura con immagini e voci di artisti per addestrare le grandi piattaforme.

Nel recente AI Act europeo, appena pubblicato ufficialmente, viene confermato che i fornitori del modello GPAI (General Purpose AI) devono ottenere l'autorizzazione dai titolari dei diritti se desiderano effettuare l'estrazione di testo e dati su contenuti protetti da diritto d'autore.

Inoltre, viene previsto un obbligo per i fornitori del modello GPAI di conservare una documentazione tecnica dettagliata relativa allo sviluppo dei modelli e di renderne disponibile una sufficientemente dettagliata sintesi dei contenuti utilizzati per la formazione, al fine di facilitare le parti con interessi legittimi, compresi i titolari dei diritti d'autore, di esercitare e far valere i propri diritti previsti dalle normative dell’UE. 

Infine, un obbligo per i fornitori del modello GPAI di mettere in atto politiche per conformarsi alle norme sul diritto d'autore della UE, indipendentemente da dove hanno acquisito dati o formati e sviluppatii modelli, per garantire condizioni di parità tra i fornitori di modelli GPAI laddove il fornitore può ottenere un vantaggio competitivo nell’UE applicando un diritto d’autore con standard inferiore rispetto a quelli previsti dall’UE.

Sul lato opposto dell’Atlantico sono state citate in giudizio due delle principali piattaforme connesse allo sviluppo di contenuti musicali basati sul AI generativa.

L’iniziativa giudiziaria in USA delle major discografiche contro Udio e Suno punta a stabilire alcuni princìpi fondamentali per uno sviluppo trasparente e legale dell’intelligenza artificiale laddove le società di intelligenza artificiale, come tutte le altre imprese, devono rispettare le leggi che proteggono la creatività e l’ingegno umano.  

Non c’è nulla che esoneri la tecnologia dell’intelligenza artificiale dalle leggi sul copyright o che esoneri le società di intelligenza artificiale dal rispettare le regole.

Oggi in gioco vi sono sia le promesse che i pericoli dell’intelligenza artificiale. Man mano che emergono strumenti di intelligenza artificiale sempre più potenti e sofisticati, cresce la capacità dell’intelligenza artificiale di integrarsi nei processi di creazione, produzione e distribuzione della musica. Se sviluppati con l’autorizzazione e la partnership dei titolari dei diritti d’autore, gli strumenti di intelligenza artificiale generativa saranno in grado di assistere gli autori e gli artisti nella creazione e produzione di musica nuova e innovativa. Ma se sviluppati in modo irresponsabile, senza riguardo per le tutele fondamentali del copyright, quegli stessi strumenti possono minacciare danni permanenti e irreparabili agli artisti discografici, alle etichette discografiche e all’industria musicale, riducendo inevitabilmente la qualità della nuova musica disponibile per i consumatori e diminuendo la nostra cultura condivisa.

Come è noto, sviluppare e gestire piattaforme di AI ha richiesto fin dall’inizio la riproduzione e l’acquisizione di enormi quantità di dati per “addestrare” un “modello” software per generare output. Questo processo ha comportato la copia di decenni delle registrazioni sonore più famose al mondo e quindi l’acquisizione di tali copie per generare output che imitano le qualità delle autentiche registrazioni sonore umane.

Nell’azione giudiziaria si legge:

“Quando coloro che sviluppano tali piattaforme rubano registrazioni sonore protette da copyright, i risultati musicali sintetici [dei servizi] potrebbero saturare il mercato con contenuti generati dalle macchine che competeranno direttamente con, sminuendo e, infine, soffocando le autentiche registrazioni sonore su cui sono costruiti”. 

Dato che il fondamento di queste piattaforme è stato quello di sfruttare registrazioni audio protette da copyright senza permesso, esse sono state deliberatamente evasive su ciò che esattamente hanno copiato. Questo non deve sorprendere. Dopotutto, rispondere onestamente a questa domanda significherebbe ammettere una violazione intenzionale del copyright su una scala quasi inimmaginabile.

Come detto, le piattaforme non sono esenti dalle leggi sul copyright che proteggono la paternità umana. Come qualsiasi altro operatore di mercato, queste start-up non possono riprodurre opere protette da copyright per scopi commerciali senza autorizzazione nemmeno invocando le norme sul fair-use americano che consente riproduzioni per uso non commerciale con alcune serie di limitazioni.

La dottrina del fair use promuove l’espressione umana consentendo l’uso senza licenza di opere protette da copyright in determinate circostanze limitate, ma Udio e Suno offrono musica imitativa generata da macchine, non creatività o espressione umana.

Dal momento nel quale giorno queste piattaforme sono sono state lanciate hanno violato i diritti dei titolari dei diritti d’autore nell’industria musicale come parte di una folle corsa per diventare il servizio dominante di generazione musicale basato sull’intelligenza artificiale.

È evidente che ci troviamo di fronte ad una fase epocale per l’intera industria dei contenuti che deve richiedere la massima determinazione nel definire regole e princìpi chiari per tutta la filiera, favorendo sicuramente l’innovazione, ma garantendo che questa innovazione crei benefici per tutti gli attori.