Mentre si infiamma lo scontro globale tra i giganti dell’intelligenza artificiale generativa, prosegue il processo di adozione della prima legge sull’IA approvata lo scorso anno in Europa. Si tratta di uno strumento essenziale per lo sviluppo di un’intelligenza artificiale responsabile, che deve garantire anche alle industrie creative europee un futuro sviluppo nell’adozione dell’IA da parte delle stesse imprese che producono contenuti.
L’opportunità offerta dalle nuove tecnologie è indubbia e consentirà sicuramente di individuare nuovi scenari per l’intrattenimento, ma il tutto in un contesto di regole efficaci e definite.
Tuttavia, l'attuale bozza del Codice di condotta, che dovrebbe tradurre nella pratica attuativa le previsioni dell’AI Act, in corso di discussione a Bruxelles, rischia di minare questo delicato equilibrio e di compromettere due rilevanti obiettivi della legge comunitaria: sostenere lo sviluppo dell'IA in Europa e i settori creativi innovativi e dinamici dell'UE.
Il Codice di condotta dovrebbe definire le politiche di copyright che i fornitori di IA per scopi generali (GPAI) dovrebbero attuare per dimostrare la propria conformità alla normativa sul diritto d’autore dell'UE. Ma l’attuale bozza, nella seconda versione, introduce invece elementi che paradossalmente, minano le basi del diritto d'autore dell'UE. Un esempio su tutti, invece di stabilire che i fornitori devono avere un accesso legittimo ai contenuti protetti da copyright che sono utilizzati per l’addestramento, come richiede la Direttiva Copyright dell'UE, l’attuale testo suggerisce che i fornitori di IA debbano semplicemente fare “sforzi ragionevoli e proporzionati” per disporre di un accesso legittimo alle informazioni. Si tratta di fatto di un’esenzione dalla responsabilità sul diritto d'autore sulla base di garanzie inconsistenti da parte dei compilatori dei dataset, che a loro volta potrebbero avere sede in giurisdizioni in cui l’applicazione delle norme UE sarebbe complicata o impossibile.
Tutto questo è contrario alla normativa sul diritto d'autore dell'Unione Europea, è contro gli obiettivi dell’IA, e genererà enormi ambiguità compromettendo la certezza del diritto. Più in generale vengono diluiti gli obblighi previsti dalla legge sull'IA e dalla legge sul diritto d'autore dell'UE, tra cui - ma non solo - le misure relative al rispetto delle riserve di diritti. La bozza dà preferenza al blocco dei crawler da parte dei detentori dei diritti, che deve essere effettuato per ogni crawler utilizzando i protocolli robots.txt (un file di testo inserito nella cartella root (radice) del sito web che definisce le regole d’accesso a cartelle o/e risorse) rispetto alle riserve di diritti basate sul contenuto fatte dai titolari dei diritti, quando né la direttiva sul diritto d'autore DSM né la legge sull'IA limitano le tecnologie con cui i titolari dei diritti possono esprimere le loro riserve e i loro effetti. Non solo, la legislazione non proibisce o limita le riserve a robots.txt, ma robots.txt presenta carenze funzionali che ne limitano seriamente l'utilizzabilità come strumento di tutela dei diritti e non funziona per tutti i titolari di diritti.
Il processo di redazione del codice attuale genera delle scappatoie che minano l'equità in tutta la catena del valore dell'IA facilitando l'introduzione di modelli di IA basati su contenuti illegali.
È fondamentale invece che l’AI Act, anche attraverso il Codice, garantisca un mercato delle licenze funzionante, inclusivo e sano in Europa, che è la soluzione più efficace per la conformità. L'innovazione e la creatività dovrebbero crescere di pari passo garantendo ai creatori e ai titolari di diritti europei di remunerarli per l'uso delle loro opere attraverso licenze basate sulle leggi sul diritto d'autore dell'UE e proteggendo al contempo i loro investimenti per il futuro dell'industria culturale e creativa, uno dei settori europei più competitivi a livello globale.
L’innovazione tecnologica, soprattutto nella musica, ha rivoluzionato il mercato negli ultimi venti anni, consentendo di individuare nuovi modelli di business, tramite meccanismi avanzati di licenza, che hanno facilitato l’accesso alla musica da parte dei fan garantendo nuove possibilità di remunerazione ad aziende e artisti. L’IA responsabile ed etica sta iniziando a trovare consensi e sono stati già firmati i primi accordi a livello industriale. Solo con un sistema chiaro di regole si può sostenere la crescita dell’industria creativa europea di pari passo con lo sviluppo dell’intelligenza artificiale generativa.
Andare contro le basi dell’AI Act significa aprire a un Far West dove aziende tecnologiche senza scrupoli cercheranno di sfruttare al massimo la propria forza sul mercato, colpendo al cuore la produzione artistica. Il Parlamento europeo, che ha approvato l’AI Act ha ora l’importante compito di verificare che lo sforzo fatto non venga compromesso.